“Maquia: When the promised flower blooms” è il film di debutto alla regia di Mari Okada (già sceneggiatrice di Ano Hana e Toradora) di cui la donna è anche autrice.
“Maquia” è uscito nei cinema giapponesi all’inizio del 2018. Poi, doppiato in inglese, è stato distribuito nel corso dell’anno in quasi tutto il mondo (Italia esclusa, al momento). Questo anime, prodotto dalla P.A. Works, è attualmente incluso nella selezione di film d’animazione in corsa per l’Academy Award del 2019.
L’opera è ambientata in un medioevo fantasy e segue le vite di Maquia, Leilia e Krim, tre esponenti del popolo degli Iorph: creature centenarie, dalle fattezze efebiche, il cui corpo invecchia biologicamente di circa 1 anno ogni 100.
Gli Iorph, che vivono in una comunità isolata dal resto della società civile, si occupano di filare la trama degli Hibiol, speciali arazzi “del destino” su cui, tramite l’intreccio dei fili, gli Iorph “trascrivono” le proprie lunghissime vite.
Sapendo che la loro semi-immortalità rischia di condannarli al dolore della separazione e alla solitudine, gli Iorph hanno una regola di condotta: non amare e non stringere legami privilegiati con nessuno. Men che mai con i comuni mortali.
La protagonista è Maquia, quindicenne nell’aspetto, fragile e insicura. Non avendo mai conosciuto la propria famiglia e non avendo una vera casa, la ragazza vive presso il tempio con la capo clan Racine e nutre una profonda ammirazione per l’amica Leilia, bellissima e spavalda, caratterialmente molto diversa da lei. Una notte, Maquia sorprende Leilia e Krim (un altro giovane del villaggio) a scambiarsi piccole effusioni e capisce che tra i due esiste un sentimento inespresso ma comunque speciale.
Quella stessa notte, il popolo degli Iorph viene attaccato da soldati del regno di Mezarte, mandati, a bordo di draghi alati, per rubare loro il segreto dell’eterna giovinezza. L’esercito setaccia il villaggio, mettendolo a ferro e fuoco, ma, trovando niente altro che arazzi (gli Hibiol) se ne vanno portando via, come comandatogli, la più bella degli Iorph – Leilia– da dare in moglie al loro principe.
Leilia viene dunque deportata, sotto gli occhi di un impotente e disperato Krim, mentre Maquia resta accidentalmente impigliata tra gli artigli di uno dei draghi che la trascina via in volo lontano, fino a farla precipitare in un bosco.
Al suo risveglio, lievemente ferita, la giovane sente il pianto di un neonato e si imbatte nel cadavere di una donna (derubata e uccisa dai briganti) che stringe ancora tra le braccia un bimbo di pochi giorni. Intenerita dalle lacrime del piccolo e dal disperato gesto d’amore della madre, che lo ha protetto fino alla morte, Maquia prende con sé il neonato, pur sapendo di essere ancora troppo giovane e inesperta per crescerlo e contemporaneamente badare a se stessa, ora che è sola e lontana dal proprio villaggio.
Fortunatamente Maquia e il piccolo vengono accolti da una contadina di buon cuore –Mido– e dai suoi figli –Lang e Deol– due ragazzini poco più piccoli di Maquia. La ragazza confessa a Mido di non essere la madre del bimbo (che ha deciso di chiamare Ariel) ma di volerlo comunque accudire perché sa che quel bambino è “il suo Hibiol”, il suo destino.
Mido insegna a Maquia a fare la mamma, le tinge di castano i capelli biondissimi per non farla riconoscere come Iorph e, per circa 6 anni, la giovane e Ariel restano a vivere nella piccola fattoria.
Un giorno Maquia, trova un arazzo Hibiol, nella cui trama legge il messaggio d’aiuto scritto da Krim a tutti gli Iorph supertiti del regno che arrivino a leggerlo: Leilia è prigioniera del suo sposo, il principe di Mezarte, bisogna andare a liberarla e riportarla al loro vecchio villaggio.
Maquia decide di partire per la capitale, intenzionata ad incontrare Krim ed aiutarlo a compiere la sua missione. Pensa, in un primo momento, di lasciare Ariel alla fattoria di Mido ma, vedendo l’attaccamento che il piccolo ha per lei, la sua “mamma”, decide di portarlo con sé e non separarsi mai più da lui.
La missione di salvataggio messa in atto dagli Iorph, però, fallisce. Leilia, trovandosi faccia a faccia con Maquia, le confessa di non poter fuggire e tornare da Krim poiché aspetta un bambino, figlio del principe, e, se si mettesse a correre, rischierebbe di perderlo.
Maquia ora non può far altro che procurarsi un lavoro some cameriera in una taverna per mantenere il piccolo Ariel. Al bimbo, sempre più attaccato a lei, promette che lo proteggerà sempre e che non piangerà mai più. “Perché una mamma non piange”. L’amore che prova per il piccolo l’ha fatta e la farà sempre più maturare e diventare forte.
Passano circa dieci anni. Ariel, è ormai un adolescente mentre Maquia ha ancora l’aspetto di una quindicenne. La giovane Iorph ha dovuto confessare al ragazzo la propria natura di semi-immortale e anche di non essere la sua vera mamma. I due ormai non possono più farsi passare per madre e figlio e i clienti della taverna per cui lavora Maquia, vedendo che vivono assieme, li scambiano spesso per una coppia di amanti.
Ariel stesso è molto confuso sulla natura dell’amore che lo lega strettamente a Maquia. Sa di non poterla più chiamare mamma, di non poterla più abbracciare o dividere il letto con lei perché ora hanno l’aspetto di due coetanei. Egli diventa molto geloso quando Maquia ritrova Lang (il figlio della contadina Mido) che ormai è un uomo e che sembra corteggiare la giovane.
Seppure tra Maquia e l’Ariel adulto c’è dell’attrazione, il film non cede alla facile tentazione di farli innamorare. La ragazza rifiuta la proposta di matrimonio di Lang, perché vuole continuare a prendersi cura esclusiva di Ariel, mentre quest’ultimo decide di arruolarsi nell’esercito di Mezarte e di recidere il legame con quella donna che ama suo malgrado ma ancora non capisce “come”.
Rimasta sola, Maquia riceve la visita di Krim che la forza a riprendere il colore dei capelli e le vesti di una Iorph e, sostanzialmente, la imprigiona fino al momento di tentare, insieme, una nuova missione per liberare Leilia.
Il tempo passa ancora: Ariel è ormai adulto. Si è sposato con Dita, una giovane contadina che conosce da quando era bambino e viveva alla fattoria di Mido. Sua moglie sta per avere il loro bambino.
Il regno di Mezarte subisce un’invasione da un regno nemico, premeditata e indotta dallo stesso Krim, che spera di approfittare degli scontri e della confusione per introdursi nella torre del castello dove vive segregata l’amata Leilia e liberarla.
Leilia vive in effetti una tragica realtà. Il principe suo marito, dopo averla messa incinta sperando di avere un erede semi-immortale e, dopo aver riscontrato che invece la loro figlia, la principessa Medmel, era nata a tutti gli effetti umana, fece rinchiudere Leilia in isolamento, trattandola come fosse un abominio della natura ed impedendole di incontrare e perfino di rivedere la sua bambina.
L’unica consolazione di Leilia era stata per anni far visita all’ultimo drago alato superstite. I Renato (questo il nome della razza di draghi), costretti in cattività, erano infatti ormai tutti morti tranne uno e Leilia ripeteva spesso di sentirsi in una condizione del tutto simile ad esso.
Tuttavia, quando Leilia e Krim si incontrano di nuovo, la donna si rifiuta per la seconda volta di lasciare il castello con lui. Sua figlia Medmel è ora il suo unico amore e l’unica ragione di vita e Leilia non vuole abbandonarla e vivere lontana da lei.
Ancora innamorato di Leilia, Krim capisce che non ci sono più speranze per loro. Decide quindi di mettere fine alla sofferenza di entrambi con la morte (da cui gli Iorph non sono immuni). Appicca dunque il fuoco alla torre ma viene fermato dalla spada di una guardia che lo uccide.
Nel frattempo Maquia, riuscita a svincolarsi da Krim, incontra, per volere del destino, la moglie di Ariel, sola (poiché il marito è, come il resto dell’esercito, a respingere l’invasione) e alle prese con le ultime fasi del parto. Maquia assiste la donna e l’aiuta a far nascere una bella bambina sana.
Ariel, seppur ferito, sopravvive all’attacco dell’esercito nemico e può ricongiungersi con la moglie Dita e con la loro figlia.
Maquia è ora pronta per lasciare Ariel alla sua nuova vita da adulto e padre. Sa che deve liberare il ragazzo e la sua famiglia dalla propria presenza strana e scomoda. Ma proprio quando sta per lasciarlo, Ariel la richiama indietro, chiamandola finalmente di nuovo “mamma”.
Pur felice di ciò, Maquia non cambia la propria decisione. Sa che, invece, ora deve aiutare l’ultima Iorph rimasta, oltre lei: Leilia.
Anche Leilia ha chiarito la sua mente e messo pace nel proprio cuore. Dopo aver rivisto, dopo tanto tempo, sua figlia Medmel ed averle detto addio, ella spicca un salto dalla torre. Non per trovare la morte, ma per saltare in groppa all’ultimo drago alato, liberato e guidato dall’amica Maquia affinchè riporti entrambe in volo al natio villaggio degli Iorph.
Leilia confessa a Maquia quanto faccia male doversi separare per l’eternità da ciò che si ama. La profezia degli Iorph si è avverata: l’amore, proibito dalle regole del loro popolo, ha condannato Maquia, Leilia e Krim al dolore e alla solitudine. Eppure Maquia non lo rinnega.
L’epilogo vede Maquia, moltissimi anni dopo, avere ancora l’aspetto di una ragazza. Ella viene a far visita a Ariel, anziano e ormai sul letto di morte. La ragazza gli sorride un’ultima volta, lieta che il suo amato Ariel abbia vissuto una vita piena e felice. Quando Ariel trae l’ultimo respiro, Maquia lo copre con un arazzo Hibiol, da lei filato con il racconto delle loro vite intrecciate.
Pur senza riuscire a trattenere le lacrime per la scomparsa del proprio amatissimo “figlio”, la giovane Iorph sa che Ariel continuerà a vivere nei propri ricordi, per tutto il lungo tempo in cui lei dovrà restare ancora sulla terra.